Mentre attendiamo (con qualche
perplessità dovuta ai precedenti bluff) il piano di spending review
del commissario straordinario Cottarelli, in altri Paesi che si sono
adoperati seriamente in questo senso negli ultimi anni, i risultati cominciano a farsi vedere.
Nel Regno Unito la spesa
pubblica è scesa negli ultimi anni dell'8% e sono stati licenziati
dipendenti pubblici per 500.000 unità. Eppure la disoccupazione non
è aumentata perché il risparmio per le casse pubbliche si è
tradotto in manovre per attirare investimenti esteri e far ripartire
la crescita e l'occupazione "sana".
In Italia invece vige ancora la
sacralità dei dipendenti pubblici che sono di fatto ancora una casta
di intoccabili. Proprio sul Corriere della Sera di oggi, uno studio
di Sergio Rizzo mostra uno dei tanti scandali all'italiana: lo spreco
delle regioni. Mentre in Lombardia (la più virtuosa) i dipendenti
per mille abitanti sono lo 0,3, in Sicilia (la più sprecona) i
dipendenti per mille abitanti sono il 3,8 con un eccesso di 6.780
unità e 19.165 dirigenti contro i 4.332 lombardi.
Ogni dipendente della regione
Lombardia costa ai propri contribuenti 23 euro contro i 178 del
dipendente della regione Molise.
E che dire del fatto che la
regione Sicilia ha speso per la formazione professionale 4 miliardi
di euro negli ultimi anni, mentre la disoccupazione è salita del
42%. Che fine hanno fatto questi soldi?
E' evidente che nel nostro Paese
servono tagli con l'accetta nel settore pubblico sia centrale che
locale ed è altresì necessario un sistema giudiziario consapevole
del fatto che possano essere licenziati anche i dipendenti pubblici
di un ente in difficoltà così come è possibile licenziare quelli
privati di una azienda sull'orlo del baratro.
Non è possibile continuare a
curare il male con l'antidolorifico; ossia tagliando saltuariamente
enti inutili ma riassorbendo i lavoratori e dirigenti (con relativi
stipendi) in altri enti ma sempre a carico dei contribuenti.
Serve molto coraggio, e speriamo
che il nuovo Governo dimostri di averne anche a costo di perdere
qualche consenso.
Luca Alberti
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