sabato 1 marzo 2014

La vergogna infinita degli enti locali. Il caso del Comune di Roma.

Ci risiamo. Ancora una volta i contribuenti italiani si sono visti sfilare dalle proprie tasche i quattrini necessari a tamponare le malefatte della politica in altre zone del Paese. 

Evidentemente le minacce del sindaco Ignazio Marino di bloccare la città qualora il Governo non avesse fatto arrivare i fondi necessari ad evitare il default hanno dato i loro frutti, dato che il Premier, dopo qualche titubanza, ha dato via al "Salva Roma" senza troppe discussioni.

Il punto della vicenda non è tanto un Governo che tampona i problemi degli enti locali quanto di un comune che ha dimostrato di essere ingestibile dalla politica di qualsivoglia colore politico. Va ricordato che risale al 2008 l'ultimo rischio default della Capitale, e che da allora nulla è stato fatto per risanare i conti o porre fine agli scandali dei super dirigenti, delle municipalizzate in costante perdita ecc.

Il sindaco di  una città importante come Roma (seppur parzialmente responsabile di tutto il disatro poiché seduto sulla poltrona soltanto da pochi mesi) avrebbe dovuto consegnare le chiavi della città al Premier, ammettendo di non avere il coraggio politico necessario per compiere scelte impopolari ma giuste da prendere immediatamente per evitare che si ripresenti nuovamente il baratro da qui a qualche mese.

Il comune di Roma andrebbe azzerato e commissariato subito. Il comune di Roma andrebbe gestito da manager in grado di "tagliare le teste" dai cda delle municipalizzate (che fanno acqua da tutte le parti) sino ai falsi malati che disertano costantemente il proprio posto di lavoro.
 Il comune di Roma ha una storia invidiabile ma di questo passo non avrà un futuro. 
I romani prima degli altri debbono ribellarsi a questo sistema di clientelismo, raccomandazioni e sprechi e comprendere che di questo passo della loro città rimarranno solo le macerie.


Luca Alberti







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