venerdì 21 marzo 2014

L'arroganza e l'ingordigia dei manager pubblici: il caso Moretti (Ferrovie dello Stato).

A far parlare di sé per quanto apparso su tutti i giornali di oggi è senza dubbio l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti; il quale ha annunciato che qualora il Governo decidesse di diminuirgli l'attuale compenso di 873.666,03€ annui se ne andrebbe sicuramente altrove.

La speranza che il Governo si muova al più presto in questa direzione è molto forte, visto che il CEO delle FS non è certo a capo di una azienda rinomata per la qualità dei propri servizi o per la puntualità dei suoi treni...anzi, tutt'altro!

Va ricordato che lo stesso Moretti ricopre attualmente anche le seguenti cariche (oltre a quella nelle Ferrovie):
-Presidente del Collegio Ingegneri Ferrovieri Italiani;
-Componente della giunta di Confindustria;
-Componente elettivo del Consiglio Direttivo e del Comitato Tecnico Europa di Confindustria;
-Componente di Giunta Assolombarda;
-Consiglio Direttivo dell'Associazione Amici dell'Accademia dei Lincei;
-Membro della ANIE (Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche);
-Vicepresidente con delega alle Grandi Infrastrutture dell'Unione Industriali Napoli;
-Membro Comitato Scientifico Fondazione Politecnico di Milano;
-Presidente della Consulta del progetto FIGI - Facoltà Ingegneria Grandi Imprese - dell'Università La Sapienza di Roma;
-Membro del Consiglio di Amministrazione dell'Associazione CIVITA;
-Membro del Comitato d'Onore del Coro Polifonico Romano Oratorio del Gonfalone.

Sono sicuro che qualora Moretti decidesse di andarsene, non avremo particolari problemi a trovare una figura altrettanto preparata e disposta a ricoprire il medesimo ruolo per un quarto di quello stipendio!
E poi, non sarebbe il caso di costringere (visto che da soli proprio non ci vogliono arrivare) i manager pubblici ad essere incompatibili con qualsiasi altra carica?
Alla luce dei lauti compensi che percepiscono, non credo abbiano bisogno di decine di altre poltrone per arrivare alla fine del mese!

Speriamo che il Governo abbia il coraggio di affrontare questi temi, che seppur non ci salveranno dal debito pubblico, di sicuro non lo faranno aumentare!






Luca Alberti

lunedì 17 marzo 2014

E' il momento del coraggio, basta con l'intoccabilità dei dipendenti pubblici!

Mentre attendiamo (con qualche perplessità dovuta ai precedenti bluff) il piano di spending review del commissario straordinario Cottarelli, in altri Paesi che si sono adoperati seriamente in questo senso negli ultimi anni, i risultati cominciano a farsi vedere.

Nel Regno Unito la spesa pubblica è scesa negli ultimi anni dell'8% e sono stati licenziati dipendenti pubblici per 500.000 unità. Eppure la disoccupazione non è aumentata perché il risparmio per le casse pubbliche si è tradotto in manovre per attirare investimenti esteri e far ripartire la crescita e l'occupazione "sana".

In Italia invece vige ancora la sacralità dei dipendenti pubblici che sono di fatto ancora una casta di intoccabili. Proprio sul Corriere della Sera di oggi, uno studio di Sergio Rizzo mostra uno dei tanti scandali all'italiana: lo spreco delle regioni. Mentre in Lombardia (la più virtuosa) i dipendenti per mille abitanti sono lo 0,3, in Sicilia (la più sprecona) i dipendenti per mille abitanti sono il 3,8 con un eccesso di 6.780 unità e 19.165 dirigenti contro i 4.332 lombardi.
Ogni dipendente della regione Lombardia costa ai propri contribuenti 23 euro contro i 178 del dipendente della regione Molise.
E che dire del fatto che la regione Sicilia ha speso per la formazione professionale 4 miliardi di euro negli ultimi anni, mentre la disoccupazione è salita del 42%. Che fine hanno fatto questi soldi?

E' evidente che nel nostro Paese servono tagli con l'accetta nel settore pubblico sia centrale che locale ed è altresì necessario un sistema giudiziario consapevole del fatto che possano essere licenziati anche i dipendenti pubblici di un ente in difficoltà così come è possibile licenziare quelli privati di una azienda sull'orlo del baratro.
Non è possibile continuare a curare il male con l'antidolorifico; ossia tagliando saltuariamente enti inutili ma riassorbendo i lavoratori e dirigenti (con relativi stipendi) in altri enti ma sempre a carico dei contribuenti.


Serve molto coraggio, e speriamo che il nuovo Governo dimostri di averne anche a costo di perdere qualche consenso.



Luca Alberti

venerdì 7 marzo 2014

La tanto auspicata guerra cinese.

Mentre l'Europa si trova a fare i conti con le tensioni crescenti in Ucraina e con il conseguente pericolo di una guerra armata in agguato; in Cina è iniziata (finalmente) una guerra giusta e ragionevole: la guerra all'inquinamento.

Dopo anni di industrializzazione selvaggia, di crescita incontrollata e incontrastata del colosso asiatico, 
il Governo di Pechino ha mostrato interesse nel cambiare registro all'insegna di uno sviluppo ambientale più sostenibile.

Il premier Li Keqiang ha infatti dichiarato che "Cinquantamila caldaie a carbone saranno soppresse quest'anno" e le centrali termiche saranno modernizzate: "sei milioni di impianti vecchi saranno messi parte", questi almeno saranno i primi passi.

Mentre in Europa e USA cominciamo a pagare lo scotto degli errori del passato, con incidenze tumorali dovute all'inquinamento in aumento in tutti i Paesi, è bene che la Cina corra ai ripari il più velocemente possibile se non vuole ritrovarsi ad avere una popolazione decimata da malattie terribili nei prossimi decenni, con tutte le conseguenze che questo potrebbe causare a livello sociale ed economico in un Paese che afferma di voler diventare la prima potenza mondiale.



Luca Alberti

domenica 2 marzo 2014

Governo Renzi, che c'è di nuovo?

Matteo Renzi, dopo aver rovesciato in maniera quantomeno discutibile l'esecutivo guidato dall'amico e compagno di partito Enrico Letta, prometteva roboanti novità nello scenario politico italiano; tanto da riscuotere "aperture di credito" da parte di molti autorevoli commentatori della stampa nazionale ed estera fin da prima del suo insediamento ufficiale a Palazzo Chigi.

Personalmente, alla presentazione della nuova squadra di governo, vedendo riciclate ben 24 persone tra ministri e sottosegretari (5 dei quali indagati a vario titolo da varie procure d'Italia) la delusione è stata parecchia.

Come possiamo aspettarci da Renzi importanti cambiamenti se al primo banco di prova (ossia nella scelta del team) ne è uscito un elenco da perfetto "manuale Cencelli" della prima repubblica? 

Forse è presto per poter giudicare, ma è anche vero che risulta difficile credere che le stesse persone che si trovavano al governo sino alla scorsa settimana possano trasformarsi in supereroi semplicemente avendo cambiato il timoniere e qualche marinaio.
Stiamo a vedere, ma lo scetticismo è inevitabilmente dilagante.


Luca Alberti






sabato 1 marzo 2014

La vergogna infinita degli enti locali. Il caso del Comune di Roma.

Ci risiamo. Ancora una volta i contribuenti italiani si sono visti sfilare dalle proprie tasche i quattrini necessari a tamponare le malefatte della politica in altre zone del Paese. 

Evidentemente le minacce del sindaco Ignazio Marino di bloccare la città qualora il Governo non avesse fatto arrivare i fondi necessari ad evitare il default hanno dato i loro frutti, dato che il Premier, dopo qualche titubanza, ha dato via al "Salva Roma" senza troppe discussioni.

Il punto della vicenda non è tanto un Governo che tampona i problemi degli enti locali quanto di un comune che ha dimostrato di essere ingestibile dalla politica di qualsivoglia colore politico. Va ricordato che risale al 2008 l'ultimo rischio default della Capitale, e che da allora nulla è stato fatto per risanare i conti o porre fine agli scandali dei super dirigenti, delle municipalizzate in costante perdita ecc.

Il sindaco di  una città importante come Roma (seppur parzialmente responsabile di tutto il disatro poiché seduto sulla poltrona soltanto da pochi mesi) avrebbe dovuto consegnare le chiavi della città al Premier, ammettendo di non avere il coraggio politico necessario per compiere scelte impopolari ma giuste da prendere immediatamente per evitare che si ripresenti nuovamente il baratro da qui a qualche mese.

Il comune di Roma andrebbe azzerato e commissariato subito. Il comune di Roma andrebbe gestito da manager in grado di "tagliare le teste" dai cda delle municipalizzate (che fanno acqua da tutte le parti) sino ai falsi malati che disertano costantemente il proprio posto di lavoro.
 Il comune di Roma ha una storia invidiabile ma di questo passo non avrà un futuro. 
I romani prima degli altri debbono ribellarsi a questo sistema di clientelismo, raccomandazioni e sprechi e comprendere che di questo passo della loro città rimarranno solo le macerie.


Luca Alberti